Nessun Dorma

per il ciclo "i racconti della mezzanotte" XD

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Wintermoon
        +1 Like   -1
     
    .

    User deleted


    Bona, ho deciso che oggi pubblico un racconto. Quello del licantropo è davvero impegnativo... chissà se lo finirò entro questa era geologica. Intanto... un racconto dell'orrore. Spero che inquieti abbastanza. È piuttosto cruento in alcune parti, non prendetemi per una psicopatica. Buona lettura ^_^
    (e non fate come con i miei ultimi disegni, che non ha commentato nessuno U.U)

    NESSUN DORMA

    Ma santo Dio, prima o poi bisognerà pure dormire...
    Aiutaci...

    Qual è il volto della paura? Dicono sia nero, scheletrico, come quello di una mummia, ma che corra veloce, aggrappato alle pareti e ai soffitti come uno scarafaggio. E gli occhi... un attimo prima che spariscano... tizzoni ardenti in un mare di brace, pregni dello stesso terrore che distorce anche il TUO volto... un attimo prima che spariscano.
    Ma torneranno.
    Perchè guardarli negli occhi è sì l'unico modo per ucciderli... Ma per crearne altri, anche.
    Si dice che da qualche parte, nel mondo, fosse stato dissotterrato il cadavere di un bambino che fu ucciso... alcuni dicono durante una guerra, alcuni dicono dalla madre, altri che si fosse ucciso; ci sono diverse versioni della storia. Si dice che insieme a quel bambino fosse sepolto un demone, generato dal terrore del piccolo un attimo prima di morire, o da Dio stesso per punire il peccato della crudeltà umana, o da Satana per accaparrarsi anime innocenti o chissà che altro.
    Tutte le storie riportano racconti di incubi terribili fatti da chi scoprì il piccolo corpo. Esseri simili a scheletri, neri, come bruciati, demoni che uccidono familiari e persone care.
    E i sogni... sono stati i sogni a dar loro vita. Ogni volta che si sogna un demone, ogni volta che in sogno si vedono i suoi tratti, da qualche parte, nelle vicinanze, esso prende forma.
    Se si uccide uno di loro, si è destinati a partorirne ogni notte.
    Amenochè non si rimanga svegli. Ma Dio santo, prima o poi bisognerà pur dormire!

    Qual è il suono della paura?
    È il canto di un bambino.
    È una mesta ninnananna che penetra l'oscurità e trasforma in ghiaccio il sangue nelle vene. Eppure è così dolce...
    Quando sei solo nella penombra, e ti piomba addosso quella sensazione di essere osservato... vuol dire che sono lì, in attesa. Ci sono sempre quando sei vulnerabile. Eppure quando senti quelle note, quella voce così angelica, per quanto tu possa avere paura è difficile rimanere sveglio.
    Attaccano nel sonno. Quando ci si sveglia qualcuno è sparito, e si ritrova qualche giorno dopo, ucciso in modo barbaro. I segni sul corpo non sono sempre razionalmente spiegabili. È questo che fa più paura. Cosa vogliono da noi?! Chi sono?!

    Nessuno sopravvive se non si va in giro in gruppo. Così eravamo io (Riccardo), Elena, Robert, Agata, la madre di Agata, i gemelli Claudio e Andrea, Peter, il padre di Peter e il nonno di Peter. Eravamo in 10. Quando si dormiva 2 stavano svegli. Quando ci dovevamo spostare non si dormiva. Quando i 2 che non avevano dormito recuperavano, durante il giorno, altri 2 stavano a fare la guardia.

    Fino a poco fa eravamo due. Andrea era l'unico sopravvissuto.
    Poi mi sono addormentato.
    NON CE L'HO FATTA! HO CERCATO DI RIMANERE SVEGLIO!
    Potevano prenderci tutti e due. Perché non l'hanno fatto? Perché io sono ancora qui, SOLO?
    Solo aspettando di trovare il corpo di Andrea, in fine, e poi... o forse prima... prenderanno anche me.
    Ho paura. C'è silenzio.
    Quando prendono qualcuno, per un po', c'è sempre silenzio. Non cantano più.
    Tacciono, e non mi sento nemmeno osservato. C'è vuoto, c'è solo vuoto attorno a me, tra gli alberi! Sto aspettando, solo aspettando che tornino, senza poter fare nulla.
    Per stanotte potrò cercare di dormire, ma dubito che riposerò. Ammesso che riuscirò a dormire continuerò ad avere incubi su di loro.
    Non posso generarli, certo, perché non li ho mai visti dal vivo. Però sogno mummie, scheletri, o mostri di cenere, e i volti di quelli che conoscevo.
    Quand'è morto Claudio, il gemello di Andrea, eravamo ancora in 5. Andrea ne è stato distrutto. Ha tentato di uccidersi. Diceva che saremmo morti tutti. Aveva ragione.
    Tre giorni dopo abbiamo scoperto che Robert si era svegliato la notte mentre portavano via Claudio, e aveva visto alcuni di loro in volto.
    Così lo abbiamo scoperto: ero io di guardia insieme ad Agata. Si sentiva quel canto, ancora, per la prima volta dopo la scomparsa di Claudio. Il sonno di Robert era più agitato del solito, e ad un certo punto la voce delle creature che cantavano era diventata un coro. C'erano due voci. Due.
    L'abbiamo svegliato e alla fine lui ci ha raccontato tutto. La mattina stavamo ancora decidendo cosa fare di lui, quando alla fine è sparito. Nessuno sa che fine abbia fatto, ma dubito che l'abbiano preso. E poi il suo corpo non l'abbiamo mai trovato.
    Abbiamo trovato il corpo di Claudio, invece.
    I vestiti c'erano ancora, ma erano lacerati. Il colore della pelle non era definibile. Tendeva al viola. Gli occhi... non so. Erano cuciti. Il naso deformato, non si sa come, ma la bocca... mancava il labbro inferiore come se lo avessero strappato via, i denti sembravano rientrati nelle gengive, gonfie e tumefatte, la lingua non c'era e l'interno della bocca era nero, come macchiato di inchiostro... e le mani... no, basta... e Agata... quegli strani segni che aveva incisi sul corpo... E Peter, sua madre, tutti gli altri!
    Non voglio rivedere Andrea.
    Ma i corpi te li fanno sempre trovare.

    Torno nella casa perché devo mangiare. E bere tutto il caffè che rimane.
    Non posso dormire, non voglio.
    È là la casa, luce elettrica, frigorifero! Ormai muoio dalla sete!
    Apro la porta e accendo la luce: nessuno. Attraverso l'ingresso e vado in soggiorno, accendo la luce. Sono solo. Da lì mi fiondo in cucina, premo l'interruttore, e la luce mi rassicura ancora: sono davvero solo. Ogni angolo della stanza è muto e freddo. D'altra parte hanno preso Andrea solo stamattina. Dovrei godermi questi momenti di calma.
    Apro il frigo, tiro fuori l'acqua. Poi prendo un bicchiere dalla credenza, mi verso l'acqua e bevo. È fresca.
    Mi faccio un caffè. Ogni suono è amplificato dal silenzio.
    Con la tazzina in mano cerco di issarmi a sedere sul piano cucina...
    NO!!!
    Andrea!
    Inchiodato accanto alla porta
    Buchi neri, buchi neri negli occhi, strappati via
    La bocca nera, enorme, pelle bianca
    inchiodato al muro, scarnato dalla gola in giù
    dalle sue mani pendono le due metà della pelle che ricopriva il suo corpo.
    NO!
    Scivolo dal piano cucina, cado a terra.
    Il mio grido strozzato si trasforma in una risata sguaiata, isterica, che sfocia in un pianto di terrore.
    Disperato.
    Ogni muscolo del mio corpo trema, e non riesco a respirare.
    Non riesco a mettermi in piedi.
    Voglio uscire, USCIRE da lì!
    No!
    Provo a correre, e cado.
    Non mi importa. Scappo. A gattoni, strisciando, non mi importa.
    Provo a correre.

    Non so quanto tempo,... ho corso,... da solo,... mi sono trascinato... nel bosco. Ancora.
    Di nuovo tra gli alberi.
    Tremo ancora e il cuore va a mille. Non so dove andare. Quando fermarmi? Dove si è al sicuro? Nemmeno in quella stanza... quella stanza era vuota. Andrea... è.... arrivato... DOPO. Dopo di me. Erano lì anche loro dunque. SONO qui! Sono qui?
    Ogni ombra , ogni foglia che si muove, potrebbero essere loro...
    Via dagli alberi! Verso il campo! Lì posso vedere quando arrivano
    Corro ancora.
    Ecco il campo... arrivo...
    “crak”, qualcosa sotto i miei piedi, e poi la caduta.
    Quando mi rialzo sono in un buco. Una vecchia trappola per lupi.
    Le fronde che la nascondevano lascino passare uno spiraglio di luce, dove si sono rotte per il mio peso. Le pareti sono ripide.
    Mi aggrappo alle radici, ma sono sottili e si strappano. Provo a scavare nella terra, ma è troppo compatta, troppo!
    Sono in trappola. Quanto mi ci vorrà per uscire?
    Troppo.
    - No!-
    Ho paura.
    Il respiro si fa pesante, e continuano a sfuggirmi gemiti disperati mentre cerco di scavare con le unghie, di uscire da quella gabbia
    -No, no...-
    Qualcosa. Ho sentito qualcosa. Mi congelo.
    Silenzio. Solo il mio ansimare, che non riesco a fermare e che sembra così assordante da coprire ogni altro suono!
    Eccolo. No, mio Dio no! Eccolo ancora, quel canto di bambino!
    Cerco di uscire, graffiare, risalire, correre, via! Devo correre!
    È troppo. Non riesco. Non respiro... ho sonno.
    No... credo di stare per svenire... non ho più forza, non riesco a respirare...
    Smetti di cantare, ti prego...
    STA ZITTO!
    Sta zitto...
    Ho sonno...
    Lo spiraglio di luce va e viene, ad intermittenza: qualcuno si sta muovendo là fuori.
    Qualcuno... qualcosa sta...

    ho sonno..
     
    Top
    .
  2.     +1 Like   -1
     
    .
    Avatar

    Il Dottore Magistrale del Caos

    Group
    Moderatori
    Posts
    1,343
    Reputation
    0

    Status
    Offline
    Bella l'idea. Mi è piaciuto molto il racconto :)
    Ti segnalo un errore:
    CITAZIONE
    Amenochè

    Non esiste una parola del genere in italiano. Si scrive "A meno che" :)
     
    Top
    .
  3. Wintermoon
        +1 Like   -1
     
    .

    User deleted


    grazie per l'errore MekCCDISAC.
    VERGOGNA!!! non lo farò mai più U.U
     
    Top
    .
2 replies since 28/4/2014, 20:53   40 views
  Share  
.