Alle foci del Timavo - parte II

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    Il Dottore Magistrale del Caos

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    Monfalcone, 21 Dicembre Ore 00,30

    Una chiamata d'emergenza nel cuore della notte in pieno Dicembre era in grado di ammazzare il morale a chiunque. Mario Fhreir, autista del carro attrezzi, guidava come se gli avessero fatto in anticipo il regalo di Natale. Qualcuno diceva che era pazzo, altri lo trovavano solo inquietante per la gioia con cui faceva il suo lavoro a qualsiasi ora del giorno e della notte. La verità, ma Mario si guardava bene dal dirla in giro, era che nel momento in cui prestava soccorso la gente prescindeva da lui, soprattutto in situazioni come quella, con la bora che soffiava rendendo il freddo poco tollerabile.
    Arrivò sul posto e capì subito che qualcosa non andava. Il conducente era all'esterno del veicolo, con il vento che infuriava ululando. Tirò giù il finestrino.
    - Cosa fa? Rientri subito nel mezzo! - inveì, sconcertato.
    L'uomo però non dava cenno di aver sentito per cui, imprecando, scese per indurlo ad entrare nell'auto. Lo raggiunse e vide che fissava un punto nel vuoto e bofonchiava qualcosa di incomprensibile.
    - Deve rientrare nel mezzo o si congelerà! - continuò ad insistere.
    - I lupi... i lupi sono spariti... la nebbia -
    - Nebbia?! Ma lei è pazzo - Mario sentì un brivido, non di freddo, attraversargli la schiena - non ci può essere nebbia con la bora che soffia così -
    - Nono c'era e i lupi hanno ululato -
    - Era il vento... era solo il vento -
    - I lupi sono spariti, non ci sono più i lupi -
    Seccato di non essere nemmeno riuscito a farsi guardare negli occhi dal folle, seguì il suo sguardo scoprendo che non aveva tutti i torti: dei vandali avevano profanato il monumento dei lupi del Timavo. Decise allora di chiamare soccorsi, l'uomo era scioccato e aveva bisogno di aiuto e doveva avvisare la polizia.

    San Giovanni al Timavo, 21 Dicembre Ore 01,30

    Osservò l'uomo esser medicato. Dopo qualche minuto d'insistenza aveva poi considerato l'idea che la nebbia fosse un'allucinazione e che per quello era letteralmente impazzito vedendo il furto dei due lupi. Mario non era convinto, sembrava piuttosto che avesse rinunciato a voler convincere le forze dell'ordine che la sua storia fosse vera. Aveva iniziato a trafficare col cellulare.
    Osservò poi anche il movimento degli agenti che non si capacitavano di come avessero fatto i delinquenti ad asportare in modo così preciso il monumento. Era impossibile che avessero usato una gru o un mezzo pesante e che nessuno se ne fosse accorto e senza lasciare alcuna traccia, ma era ancor più assurdo pensare che si fossero arrampicati e l'avessero portato giù a spalle.
    Claudio aveva capito quanto fosse assurda la sua storia, in particolare per un dettaglio: era vera. La nebbia, i lupi e la leggenda erano veri! Non disse nulla, salì sull'ambulanza e aspettò che chiudessero il portone prima di schiacciare il tasto "chiamata".

    San Giovanni al Timavo, 21 Dicembre Ore 02,00

    Carlo era seduto in cucina col cellulare davanti a sé e, nonostante fossero le due di notte, non si stupì affatto di sentirlo suonare. Rispose al telefono.
    - Claudio, dove sei? - anticipò il suocero.
    - Carlo, mi disp.. - iniziò ma Carlo lo interruppe.
    - Non fa niente. Dove sei? Va tutto bene? -
    - Sisì, non ti preoccupare. Si è fermata l'auto, sono in ambulanza -.
    - Hai provato a raccontar loro la storia? -
    - Sì. I lupi non ci sono più -.
    - Uhm, non sarai contento di quello che sto per dirti allora: Giovanni è andato -.
    Ci fu un minuto di silenzio, Carlo temette che la notizia l'avesse fatto svenire. Poi però sentì di nuovo la sua voce.
    - C'entra qualcosa in tutto questo? Ma è solo un bambino! -
    - Sarà in grado di fare il suo dovere, non ti posso dire nient'altro per telefono. Appena puoi vieni qui -
    E detto ciò chiuse la conversazione. Era contento che Claudio finalmente avesse cominciato a credere e forse non tutto era perduto. Certo, non avrebbe mai pensato che tutto quello sarebbe accaduto così presto. Sperava che non sarebbe accaduto a Giovanni ma era soddisfatto di avergli raccontato tutte le storie necessarie per il suo compito.

    San Giovanni al Timavo, 21 Dicembre Ore 02,00

    Giovanni indossava un giaccone pesante e portava con se un piccolo quaderno su cui aveva ricopiato le storie del nonno. Sapeva che gli sarebbe servito ma non in che modo. Si sentiva risoluto, con addosso più di otto anni e si avviava verso la sua avventura. Nell'ululato della bora ebbe l'impressione di udire una voce ululare il suo nome.

    Edited by Mek1989 - 6/1/2014, 22:44
     
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  2. Zarthial
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    Uuuuh, bravissimo. Molto bello e atmosfera degna del Carso Triestino in notturna, con la bora che ulula.
    E poi è sempre un piacere leggere un racconto ambientato nella mia amata terra.

    Ora non vedo l'ora di leggere il seguito.
     
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    Lieto che ti piaccia Zar! :lol:
     
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  4. Altair47T
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    aahahahahahahah Lo suocero non si può proprio leggere xD ahahahahaah
     
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3 replies since 11/12/2013, 18:03   46 views
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