Una storia dalla morte??

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  1. Altair47T
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    1: Non avevo idea del titolo quindi... Casual!!
    2: Ehi, se trovate la trama fatemi un fischio
    3: Spero vi piaccia e buona caccia agli errori


    " Alex si svegliò nella sua aula. Non c’era nessuno. L’orologio indicava “9:35 am”. Si alzò un po’ frastornato chiedendosi dove fossero tutti. Uscì dalla porta. Davanti a sé l’uscita d’emergenza. A sinistra un muro con una finestra un po’ in alto. A destra il corridoio con le precedenti 4 classi della sua sezione che finiva nell’atrio. Era completamente vuoto anch’esso. Cominciò a camminare. Passò davanti alla classe “4 – B”. Andò avanti fino alla porta successiva. Non vide una porta normale di una scuola. Era la porta di una cella. Con aria interrogativa si avvicinò per scrutarne l’interno attraverso le sbarre. Era buio pesto tranne per due piccoli neon rossi. Sentì un urlo e spaventandosi indietreggiò fino a sbattere contro il muro alle sue spalle mentre le due luci arrivavano a grande velocità verso le sbarre. Prima osservò le mani che passavano tra le sbarre: grigie e accartocciate come fossero vecchie di anni e poi osservò il volto. Era anch’esso grigio, aveva la bocca spalancata e urlava versi incomprensibili. Gli occhi erano rossi luminosi come neon. Era il professore di geografia. I cappelli e la barba lievemente incolta erano decisamente nel suo stile. Abbassò le braccia facendole sbattere contro le sbarre e smise di urlare. Tornò nell’oscurità.
    Alex sudava freddo e tremava ma andò avanti. La porta con su scritto “2 – B” era lussuosa e decisamente troppo intatta per essere in una scuola. La aprì ed entrò. Dentro c’era una sfarzosa stanza quadrata con un tavolo da bar sulla sinistra e parecchi alcolici sugli scaffali dietro di esso. C’erano diversi divani e poltrone e qualche tavolo. In pratica era come una zona ristoro di qualche hotel o di un teatro. Davanti ad un tavolo, con le spalle rivolte a lui, c’erano tre uomini che sembrava osservassero qualcosa nel muro. Ma uno di quelli continuava a scuotere la testa a destra e sinistra. Alex avanzò per chiedere qualcosa e il rumore dei passi fece girare di scatto quelle teste grigie, accartocciate e ferite con del sangue secco e con gli occhi rossi come neon. Urlò e corse indietro sentendo i passi veloci e pesanti dei suoi inseguitori. Arrivò alla porta e la chiuse di forza. Nessuno la colpì. Non udì alcun passo, solo lamenti lontani dall’atrio. S’incamminò verso di esso spaventato , con la pelle d’oca e sul punto di piangere. Prima della fine del corridoio sul muro a destra c’era scritto con il sangue “Si muore in fretta, ma non per sempre” e davanti c’era una porta di metallo. Arrivò nell’atrio ed era pieno di persone grigie con occhi luminosi come neon. Non riuscì a vedere quando gli furono tutti addosso.
    Alex si svegliò nella sua aula. Non c’era nessuno. L’orologio indicava “9:35 am”. Si alzò un po’ frastornato chiedendosi dove fossero tutti. Uscì dalla porta. E camminò veloce passando davanti alle sbarre e alla porta lussuosa. Davanti alla scritta di sangue c’era la porta di metallo con una tastiera sopra. Si tastò le tasche e prese una scheda elettronica e lesse il numero. Pigiò “2196” sulla tastiera e la porta si aprì. L’interno era tutto bianco tranne per un tavolo da laboratorio con fiale e siringhe. Davanti ad esso tre uomini, ma solo uno stava usando gli oggetti sul tavolo. Gli altri due erano fermi con quelle teste calve, grigie e vecchie di centinaia di anni. Alex fece uscire un lieve “No” carico di paura dalle labbra e i tre si voltarono. Solo quello nel centro era “normale”. Aveva un volto un po’ scavato dagli anni e i capelli neri tranne per i basettoni lievemente bianchi. “NO” urlò stavolta mentre i due cominciarono a corrergli contro. Scappò ed entrò di nuovo nell’atrio, ma non vide cosa spense i suoi occhi.
    Alex si svegliò nella sua aula. Non c’era nessuno. L’orologio indicava “9:35 am”. Si alzò un po’ frastornato chiedendosi dove fossero tutti. Uscì dalla porta portandosi dietro una penna e un pezzo di carta. Arrivò poco prima dell’entrata dell’atrio e sul muro davanti alla porta blindata in metallo c’era scritto “Il cerchio gira”. Si guardò in giro e non c’era nessuno. Scrisse quella frase sul pezzetto di carta, lo accartocciò e se lo infilò in bocca prima di entrare nell’atrio.
    Si svegliò nella sua aula tossendo e sputando un pezzo di carta. Non c’era nessuno. L’orologio indicava “01:15 am”. Ancora frastornato lesse il foglietto: “Rompi il cerchio”. Notò che era la sua scrittura. Uscì dalla classe e finalmente capì di non aver capito nulla prima, di non aver osservato. Si avvicinò alle finestre che andavano avanti per tutto il corridoio. Si appoggiò ad una con la schiena e chiese “Sono morto?”. Il murò vicino a quella porta a sbarre sanguinò scrivendo “Yes”. Si inginocchiò e assaporò quella sensazione di pura e semplice paura che aleggiava sul suo cuore.
    Quando si rialzò disse a voce bassa “Romperò il cerchio” e diede una gomitata al vetro rompendolo. Guardò fuori prima di cogliere un coccio particolarmente grosso e affilato. Non c’era nulla. Solo oscurità. Si inginocchiò di nuovo e si appoggiò il coccio al collo. Urla disperate e sofferenti arrivarono da tutte le aule. Dall’atrio sbucarono come scarafaggi persone con quegli occhi luminosi. Correvano con le mani propense in avanti per afferrarlo, ma lui fu più veloce. Gridò “Dio mi salvi!!” prima che il pavimento assaporasse il suo sangue.
    Il cerchio fu spezzato e Alex si unì al coro agonizzante di quel mondo.
    Alex che aveva quei bei capelli a spina, i vestiti sempre a posto e quella pelle così grigia, quel sangue e quegli occhi così rossi e luminosi… "
     
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    CITAZIONE (Altair47T @ 1/9/2013, 20:06) 
    " Alex si svegliò nella sua aula. Non c’era nessuno. L’orologio indicava “9:35 am”.( Starebbe meglio in una frase per non rompere il ritmo della lettura--> sostituisci il punto con un "e"). Si alzò un po’ frastornato chiedendosi dove fossero tutti. Uscì dalla porta. Davanti a sé l’uscita d’emergenza. A sinistra un muro con una finestra un po’ in alto. A destra il corridoio con le precedenti 4(cazzo te l'ha detto mist) classi della sua sezione che finiva nell’atrio. Era completamente vuoto anch’esso.(Non mi piace per un cazzo, non hai messo un verbo xD) Cominciò a camminare. Passò davanti alla classe “4 – B”. Andò avanti fino alla porta successiva. Non vide una porta normale di una scuola. Era la porta di una cella. Con aria interrogativa si avvicinò per scrutarne l’interno attraverso le sbarre. Era buio pesto tranne per due piccoli neon rossi. Sentì un urlo e spaventandosi indietreggiò fino a sbattere contro il muro alle sue spalle mentre le due luci arrivavano a grande velocità verso le sbarre. Prima osservò le mani che passavano tra le sbarre: grigie e accartocciate come fossero vecchie di anni e poi osservò il volto. Era anch’esso grigio, aveva la bocca spalancata e urlava versi incomprensibili. Gli occhi erano rossi luminosi come neon. Era il professore di geografia. I cappelli(XD) e la barba lievemente incolta erano decisamente nel suo stile. Abbassò le braccia facendole sbattere contro le sbarre(è così necessario scriverlo 2000 volte?! ) e smise di urlare. Tornò nell’oscurità.
    Alex sudava freddo e tremava ma andò (qui ci aggiungerei "comunque") avanti. La porta con su scritto “2 – B” era lussuosa e decisamente(inutile) troppo intatta per essere in una scuola. La aprì ed entrò. Dentro c’era una sfarzosa(hai detto lussuosa poco prima) stanza quadrata con un tavolo da bar sulla sinistra e parecchi alcolici sugli scaffali dietro di esso. C’erano diversi divani e poltrone e qualche tavolo. In pratica era come una zona ristoro di qualche hotel o di un teatro. Davanti ad un tavolo, con le spalle rivolte a lui, c’erano tre uomini che sembrava osservassero qualcosa nel muro. Ma uno di quelli continuava a scuotere la testa a destra e sinistra. Alex avanzò per chiedere qualcosa e il rumore dei passi fece girare di scatto quelle teste grigie, accartocciate e ferite con del sangue secco e con gli occhi rossi come neon. (Peso!!! Hai usato due volte e e non si capisce bene la frase) Urlò e corse indietro sentendo i passi veloci e pesanti dei suoi inseguitori. Arrivò alla porta e la chiuse di(con?) forza. Nessuno la colpì. Non udì alcun passo, solo lamenti lontani dall’atrio. S’incamminò verso di esso spaventato , con la pelle d’oca e sul punto di piangere. Prima della fine del corridoio sul muro a destra c’era scritto con il sangue “Si muore in fretta, ma non per sempre” e davanti c’era una porta di metallo. Arrivò nell’atrio ed era pieno di persone grigie con occhi luminosi come neon. Non riuscì a vedere quando gli furono tutti addosso.
    Alex si svegliò nella sua aula. Non c’era nessuno. L’orologio indicava “9:35 am”. Si alzò un po’ frastornato chiedendosi dove fossero tutti. Uscì dalla porta. E camminò veloce passando davanti alle sbarre e alla porta lussuosa. Davanti alla scritta di sangue c’era la porta di metallo con una tastiera sopra. Si tastò le tasche e prese una scheda elettronica e lesse il numero. Pigiò “2196” sulla tastiera e la porta si aprì. L’interno era tutto bianco tranne per un tavolo da laboratorio con fiale e siringhe. Davanti ad esso tre uomini, ma solo uno stava usando gli oggetti sul tavolo. Gli altri due erano fermi con quelle teste calve, grigie e vecchie di centinaia di anni. Alex fece uscire un lieve “No” carico di paura dalle labbra e i tre si voltarono. Solo quello nel centro era “normale”. Aveva un volto un po’ scavato dagli anni e i capelli neri tranne per i basettoni lievemente bianchi. “NO” urlò stavolta mentre i due cominciarono a corrergli contro. Scappò ed entrò di nuovo nell’atrio, ma non vide cosa spense i suoi occhi.
    Alex si svegliò nella sua aula. Non c’era nessuno. L’orologio indicava “9:35 am”. Si alzò un po’ frastornato chiedendosi dove fossero tutti. Uscì dalla porta portandosi dietro una penna e un pezzo di carta. Arrivò poco prima dell’entrata dell’atrio e sul muro davanti alla porta blindata in metallo c’era scritto “Il cerchio gira”. Si guardò in giro e non c’era nessuno. Scrisse quella frase sul pezzetto di carta, lo accartocciò e se lo infilò in bocca prima di entrare nell’atrio.
    Si svegliò nella sua aula tossendo e sputando un pezzo di carta. Non c’era nessuno. L’orologio indicava “01:15 am”. Ancora frastornato lesse il foglietto: “Rompi il cerchio”. Notò che era la sua scrittura. Uscì dalla classe e finalmente capì di non aver capito nulla prima, di non aver osservato. Si avvicinò alle finestre che andavano avanti per tutto il corridoio. Si appoggiò ad una con la schiena e chiese “Sono morto?”. Il murò vicino a quella porta a sbarre sanguinò scrivendo “Yes”. Si inginocchiò e assaporò quella sensazione di pura e semplice paura che aleggiava sul suo cuore.
    Quando si rialzò disse a voce bassa “Romperò il cerchio” e diede una gomitata al vetro rompendolo. Guardò fuori prima di cogliere un coccio particolarmente grosso e affilato. Non c’era nulla. Solo oscurità. Si inginocchiò di nuovo e si appoggiò il coccio al collo. Urla disperate e sofferenti arrivarono da tutte le aule. Dall’atrio sbucarono come scarafaggi persone con quegli occhi luminosi. Correvano con le mani propense in avanti per afferrarlo, ma lui fu più veloce. Gridò “Dio mi salvi!!” prima che il pavimento assaporasse il suo sangue.
    Il cerchio fu spezzato e Alex si unì al coro agonizzante di quel mondo.
    Alex che aveva quei bei capelli a spina, i vestiti sempre a posto e quella pelle così grigia, quel sangue e quegli occhi così rossi e luminosi… "

    Ovviamente nelle parti che si ripetono i consigli e le correzioni valgono comunque ;)
     
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    ahaha bravissimo marco io non me n'ero nemmeno accorta 0.0
     
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