Capitolo II - L'estraneo

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    Per questo secondo capitolo ringraziamo Winema_C
    Quella mattina non faceva particolarmente freddo, un timido Sole si affacciava di tanto in tanto per poi nascondersi nuovamente dietro le nuvole. Le persone, che in quei giorni di gelo sembravano enormi pupazzi di neve di tanti colori, correvano da tutte le parti, i bambini urlavano negli scuolabus, i cani abbaiavano ad ogni passante. Insomma, era tutto nella norma. Poi c'ero io: la tipica ragazza ribelle nella tipica cittadina di periferia, seduta al tavolino del bar già da mezz'ora trovando così difficile riuscire anche solo pensare di decidere cosa ordinare.
    «Un giorno di questi ti costringerò con la forza a dirmi dove vai a divertirti! Sembra che qualche gnomo abbia nascosto i tuoi vestiti migliori!» Le parole di Frank erano come una doccia fredda. Frank, il mio grande amico dai grandi occhioni verdi, e quando voleva mio inquisitore e flagellatore personale. In effetti aveva ragione, quella mattina sembravo essere uscita da una lotta indubbiamente vinta dal mio armadio: indossavo una vecchia tuta nera sporca di vernice, una altrettanto vecchia felpa con un enorme pinguino punk sul petto ed il mio immancabile cappello di lana nera.
    «Ti prego taci e portami qualcosa.» Tagliai corto per evitare ulteriori commenti sul mio abbigliamento. Avrei lasciato decidere a lui cosa portarmi, lo avrei anche lasciato pensare che la sera andassi a fare baldorie da qualche parte. Ma non era così.
    «Signorina Victoria sonounaelegantissimadonnadialtaclasse Moody come mai non è ancora a lavoro?» Era tornato all'attacco con una doppia fetta di torta alle mele sotto una cascata di panna ed un'enorme tazza di caffé-latte piena di schiuma. Sapeva sempre come farmi felice!
    «Oggi è la mia giornata libera. »Affondai un dito nella panna «Sono passata qui prima di andare al bosco a fare una passeggiata.»
    Quella che seguì fu la scena più drammatica e a cui avrei mai potuto assistere in tutta la mia vita.
    «Mi sembra giusto! Io qui a sgobbare e tu vai a fare le passeggiate nel bosco!» Agitava le mani per aria come un vero attore di drammi. Pensai addirittura che finisse con il piangere per la disperazione.
    Purtroppo parlò troppo forte, tanto da far calare il silenzio nel bar. Eravamo nel mirino degli sguardi di tutti e in quel momento avrei voluto poter diventare invisibile, ovviamente dopo averlo sbranato. Qualcuno bisbigliava all'orecchio di chi gli sedeva accanto, qualcuno lanciava occhiate a qualcun altro, ma nessuno aveva il coraggio di dirlo ad alta voce. Anche se tutti sapevamo qual'era il motivo di quel silenzio così improvviso ed imbarazzante: il bosco.
    Da qualche mese la calma della città aveva fatto posto al terrore causato da una serie di omicidi. Alcune persone che si erano avventurate nel bosco furono trovate macellate. Probabilmente attaccate da qualche animale che aveva poi banchettato con i loro corpi. All'unanimità la colpa fu subito affibbiata ad un branco di famelici lupi stabilitosi lì. Peccato che al di fuori delle riserve di lupi non se ne vedevano da un po'.
    «Portami con te nel bosco.» Frank sussurrò così piano che a stento riuscii a sentirlo.
    «Scordatelo, il divertimento è tutto per me! Tu farai da vittima sacrificale questa volta.» Presi la fetta di torta restante, il caffé e solo dopo avergli fatto la linguaccia mi avviai verso la macchina lasciandolo sotto gli sguardi inquisitori dei presenti.
    Stavo per mettere in moto la mia piccola utilitaria quando vidi la sua enorme faccia attaccata al finestrino. Saltai per lo spavento.
    «Vic.»
    «Si?»
    «Per favore stai attenta.»
    Misi in moto la macchina e partii congedandolo solo con un cenno della testa.

    Erano appena le 10 del mattino e via via che il bosco si avvicinava la mia voglia di libertà aumentava. Parcheggiai al solito posto dietro grandi cespugli che sembravano fatti apposta per nascondere la mia piccola auto.
    Mi fermai ad osservare quel magnifico spettacolo composto da alberi maestosi che sovrastavano ogni cosa e a cui l'inverno aveva donato un candido colore bianco.
    Il silenzio era rotto solo dal vento e dal rumore di quei pochi animali che, nonostante il freddo, continuavano la loro vita. Se esisteva un paradiso allora io avevo trovato il mio.
    Guardavo con attenzione l'intero paesaggio in cerca di qualche intruso che potesse disturbare il mio ritiro, ma non vedendo alcuna possibile interferenza feci un bel respiro e mossi i primi passi su quella soffice neve. Di colpo mi ritrovai a correre veloce tra gli alberi respirando l'aria come se quelli dovevano essere i miei ultimi respiri. Mi sentivo finalmente libera e a casa.

    Erano giorni che nessun uomo con un briciolo di cervello osava avvicinarsi al bosco e
    che, quindi, la mia fame non aveva di che saziarsi. Cercavo invano piccoli animali ma di colpo anche gli ultimi temerari del freddo sembravano spariti nel nulla. Camminavo in cerca del nulla.
    Finalmente dopo ore lo sentii. Il profumo che aspettavo da giorni si affacciava di nuovo a solleticare il mio olfatto: un altro stolto si era avventurato nel bosco.
    Ci misi poco a raggiungere quello strano uomo che passeggiava tranquillo cercando qualcosa col naso fisso sul terreno. Era molto più alto di me, corti capelli scuri e pesanti vestiti che lo facevano sembrare un enorme fagottino. Quando me ne resi conto avevo già iniziato a seguirlo. Camminava senza sosta ed era completamente assorto dai suoi pensieri, almeno fino a che si accorse chiaramente di non essere più solo. Continuammo con questo “rincorri e fuggi” silenzioso per un po' fino a che si ritrovò in un punto dove gli alberi erano più radi e si girò a cercare il suo segugio. Non feci attempo a nascondermi che il suo sguardo mi trovò, mi sorpresi a fissarlo di ricambio con curiosità. O forse era fame quella che mi spingeva a studiare quel bizzarro uomo. Comunque lui non sembrava avere paura di me anzi, tentò di avvicinarsi.
    Nessuno dei due si accorse però del sopraggiungere del gruppo di persone che gli erano corse dietro, qualcuno sparò un colpo di pistola ed un attimo dopo ero già lontana da tutti. Temevo per la mia vita così corsi ancora più veloce e quando finalmente mi calmai ero già lontana dal bosco alla guida della mia auto. La caccia era ufficialmente conclusa.
    Nei giorni seguenti non misi piede al bosco. La mia vita era dettata dalla monotona routine: casa – lavoro, lavoro – casa. Ma la mia mente era tutt'altro che monotona. Non smettevo di pensare a quello strano uomo e alla curiosità con cui mi ritrovai a studiarlo...

    “Si vedeva ben poco, la nebbia era molto fitta. Non sapevo dove fossi finita. Avevo camminato molto ed ora il nuovo giorno stava nascendo. Non ero al bosco; no, quel posto lo potevo percorrere in lungo e largo anche ad occhi chiusi senza rischiare di perdermi.
    Lì dove ero non c'erano alberi, di tanto in tanto qualche cespuglio quasi completamente bianco se ne stava in solitario riposo. Continuavo a camminare senza sapere dove stavo andando, intanto il Sole sorgeva diradanto per poco la nebbia. C'era una grande casa che prima non ero riuscita a vedere, la porta si aprì ed istintivamente mi abbassai per non essere vista. Qualcuno era uscito sul portico per mettersi seduto sugli scalini. Era troppo preso dalla tazza fumante che teneva tra le mani per notare qualsiasi presenza così mi alzai per vedere meglio. Indossava una tuta, un grosso cappotto nero gli copriva le spalle, aveva corti capelli scuri ma non potevo vedere altro. Da quella distanza mi sembrava di averlo già visto da qualche parte. Cercai di avvicinarmi ma la porta si aprì nuovamente costringendomi, di nuovo, a gettarmi a terra. Una donna uscì dalla grande casa, per quel che riuscivo a vedere era molto alta, il suo corpo rimaneva molto femminile anche sotto il grande cappotto (dote che io non avevo mai avuto), i suoi capelli erano molto chiari, da quella distanza sembrava anche molto giovane. Si mise seduta un gradino sotto l'altro e cominciarono a parlare. Mi avvicinai un po' per tentare di sentire qualcosa dei loro discorsi e mentre l'altro era ancora preso dalla sua tazza fumante, la donna si affacciò dall'ultimo gradino guardando nella mia direzione in cerca di qualcosa. «Probabilmente ho fatto rumore.» Pensai mentre rimanevo immobile fino a che la bionda non riprese a parlare con il suo amico. Così tornai lentamente sui miei passi e me ne andai lasciando i due ai loro discorsi.”

    «Victoria?!» Stavo cenando con Frank quando la notizia arrivò a me. «Ti ho chiesto se hai sentito degli studiosi del Dr. Poulse!»
    «Si, li ho visti.» risposi distrattamente mentre azzannavo un pezzo di pizza fumante.
    «Ah, davvero? Dove? Al bosco?» involontariamente avevo dato inizio al terzo grado.
    «Dannata lingua se parli ancora ti taglio!» Stavo minacciando mentalmente il mio stesso corpo!?
    «Si al bosco. Ho visto un gruppo di persone correre. Credo fossero loro.» Frank si stava bevendo la bugia! In più pendeva dalle mie labbra! Wow!
    «E poi?»
    «Beh, sai, li ho visti correre. Non mi sono fermata a chiedere informazioni. Sono corsa lontano anche io!»
    «Ah, ok..» era veramente deluso dalla risposta!?!? Riprese dopo un momento di silenzio «Sarebbe bello sentire i loro pareri sugli attacchi.»
    «Direbbero che attaccano per fame i lupi. Ma probabilmente nemmeno esiste quel branco di lupi!»
    «Ah, no? E chi attaccherebbe la gente? Un serial killer? O magari un lupo mannaro?»
    «Un branco di criceti mannari!» Cominciai a squittire sotto i versi schifati di Frank che subito dopo cominciò a tirarmi cuscinate.
    La serata finì e tornata a casa mi sdraiai guardando fuori la finestra, il cielo era limpido e freddo, proprio come il vento che tirava quella sera; le stelle se ne stavano lassù a guardare l'universo e.. Dannazione la Luna era quasi completamente piena. Dal giorno in cui andai al bosco non avevo più tenuto il conto dei giorni che passavano.. Poco male, oramai il plenilunio era arrivato. Non gli diedi troppo peso e mi addormentai presto..

    La giornata passò via in un baleno in uno stato di annebbiamento mentale che mi perseguitava e non demordeva. Giravo tra gli scaffali del negozio, erano le nove, non sapevo cosa stavo facendo, erano le undici, finalmente il mio turno finì, erano le sedici. Tornai a casa e mi addormentai sul divano...

    ...Non ero al bosco, quelli non erano gli alberi tra cui ero solita correre. Non c'era traccia dei gufi, né delle volpi. L'odore era decisamente molto acre. Mi avvicinai a quelle che sembravano luci in lontananza e presto mi trovai in un paesaggio completamente innaturale. Mille odori si mischiavano l'uno all'altro e appena trovavo l'odore di qualche essere vivente, subito, quello di un altro attirava la mia attenzione. Ero già stata in quel labirinto, ne ero sicura.
    Un rumore ruppe quel silenzio così allarmante, mi diressi verso una stradina decisamente troppo piccola. Svoltai una volta a destra, un'altra volta a destra poi a sinistra, e di nuovo fino a che credetti di essermi persa. Il rumore dei suoi passi e il suo odore arrivarono prima di lui. Quell'odore... Lo stesso uomo che era nel bosco ora stava venendo verso quella piccola stradina.
    C'era un enorme scatola puzzolente accando a me. Decisi di nascondermi dietro a quello che mi tornava in mente come “secchione” e poco dopo l'uomo sbucò da un angolo, purtroppo mi vide lo stesso.
    Era fermo lì davanti a me, i suoi occhi erano un misto di paura e ammirazione.
    Ero ferma lì davanti a lui, e speravo che i miei occhi non facessero trapelare l'ansia che mi provocava.
    «Che razza di lupo sei...» ...Acuto spirito di osservazione! Aveva addirittura capito che si trovava davanti ad un lupo! Forse, dopotutto, era realmente uno studioso!
    Eravamo in una via senza uscita e ciò mi innervosiva, il suo modo di guardarmi mi innervosiva, la situazione intera mi innervosiva. Lui non era il solito umano, non correva via urlando come un ossesso. Se ne stava lì a studiarmi come fossi un trofeo da conquistare. Non sembrava affatto una preda.. I suoi occhi erano tipici di una natura talmente selvaggia che per quanto potesse sforzarsi non avrebbe mai potuto immaginare. E il fascino che provava nel guardarmi ne erano la prova. Quelli erano gli occhi di un predatore.
    Ringhiai nella speranza di spaventarlo ma non si mosse. Fece un passo in avanti, ed io ne feci uno in dietro. Ne fece un altro, anche io ne feci un altro. Mi ritrovai con le spalle al muro. Un predatore in trappola, buffo no? Ringhiai ancora più forte ma di nuovo non sortì alcun effetto. Mi misi solo sulle zampe posteriori per intimidirlo, ero molto più alta di lui in quello stato ma nemmeno quello lo fece scappare. Piegò la testa di lato, la piegai anche io. Portò una mano verso di me. Attaccai.
    Morsi quella carne che si lacerò troppo facilmente sotto la mia presa. Il sapore del suo sangue arrivò fino al cervello ricordandomi che non mi saziavo da molto tempo.
    Attaccai di nuovo, assalii quell'estraneo che aveva invaso la mia casa senza permesso. Graffiai, morsi, lo lanciai lontano ma si rialzò. Era seriamente provato ma non demordeva e continuava a rialzarsi. Lo assalii per l'ennesima volta decisa a concludere quella strana lotta a senso unico.
    Lasciai ferite profonde su quel corpo che finalmente cedette. Era inerme al suolo, stavo per colpire di nuovo quando sentii gridare. Una coppia di ragazzi era dietro di noi. Guardavano prima il corpo a terra, poi me. Nessuno accorreva a quelle urla e intanto la fame si fece nuovamente avanti.
    Quello che seguì fu troppo veloce, un salto, i loro volti, la loro carne..
    Scappai lontano, corsi via lasciando a metà il mio banchetto e soprattutto lasciando il corpo dello straniero esanime a terra.
    Speravo con tutta me stessa che non si risvegliasse....

    credits:
    song

    Edited by Lykos_96 - 25/6/2015, 17:06
     
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